mercoledì 27 febbraio 2008

ANNA PUGLISI COMMENDATORE DELLA REPUBBLICA




E' con enorme gioia che ho appreso che Anna Puglisi verrà nominata dal presidente Napolitano commendatore della Repubblica.




Chi è Anna Puglisi?


Chi conosce il nome di Peppino Impastato conosce anche Anna Puglisi.

Il 10 maggio del 1978, proprio nei giorni in cui l'Italia era sconcertata dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro, ci furono a Cinisi i funerali di Peppino Impastato, giovane attivista del PCI che si ribellò alla mafia di Tano Badalamenti pagando con la vita il suo attivismo.


Nello stesso anno, in sua memoria Anna Puglisi fonda con Umberto Santino il Centro Studi Antimafia Giuseppe Impastato, il primo centro a denunciare ufficialmente la mafia. Attraverso l'associazione , la madre di Peppino, Felicia Impastato Bertolotta, inizierà una battaglia che porterà al processo contro Badalamenti.

La storia di Peppino Impastato è diventata un film, che forse in tanti abbiamo visto, I cento passi, interpretato in maniera eccelsa da Luigi Lo Cascio.

Sono emozionata dal sapere dell'onorificenza ad Anna Puglisi. Un esempio di donna forte, pulita e testarda di cui la Sicilia comincia ad essere fucina.

Sono contenta e felice nonostante il fatto che proprio per questo motivo Anna Puglisi non sarà presente alla manifestazione organizzata nella mia scuola ...Vuol dire che saremo noi tutte ad essere con lei...




cominciare a crederci: quale Sicilia?


Oggi era una giornata splendida a Palermo: sta arrivando la primavera...e che primavera.
Vorrei dire grazie a Enrico Letta per molte cose, ma sembrerei troppo di parte. Non è neanche troppo nascosto il fatto che io sono dalla sua parte. E da tempi non sospetti. Prima che io entrassi in quest'avventura lessi il suo programma: era l'unico che parlava di temi sui quali mi batto da anni. Le politiche per la donna come mezzo per lo sviluppo oltre che di uguaglianza. Oggi mi va di dire un grazie a qualcun'altro. A Veltroni che è stato il sindaco della mia città di adozione per tanti anni e che adesso è il segretario del mio partito. Il motivo mi sta davanti agli occhi tutte le mattine, mentre sfreccio per le strade di Palermo, campeggia su un manifesto del PD. E’ una frase “non chiederti quale partito, ma quale paese”.
L’ho fatta subito mia e la vado ripetendo a tutti quelli che mi guardano con sospetto, con diffidenza quando parlo di politica; l’ho parafrasata in “Non chiedermi quale partito, ma quale Sicilia”. Quale Sicilia vuole la gente della mia terra? Quale Sicilia conosce se non questa’? Come può immaginare qualcosa diverso, come posso io convincerli che è possibile cambiare qualcosa senza essere accusata d’ingenuità?

L'ingenuità vi assicuro l'ho persa da anni, però tento di recuperarla quando entro nelle mie classi e mi ritrovo i visi di 25 ragazzini.

Purtroppo o per fortuna ho vissuto sulla mia pelle tanti di quei problemi che oggi riguardano molti che mi sembro quasi una cavia.

Ho vissuto la crisi della Sicilia più povera negli anni 90, dall'osservatorio privilegiato di uno sportello bancario in provincia di agrigento. Ho visto partire più della metà dei giovani di quel paese nel giro di sei anni. Ho visto e vissuto la loro miseria, il loro senso di impotenza. E poi ho deciso anch'io di partire. Ho vissuto il precariato universitario per anni, a Roma, cercando di metetre insieme il pranzo con la cena per "mantenermi" alla ricerca. Vivere lontano da casa per anni, chiedendomi perchè...perchè non posso fare le stesse cose in Sicilia. E adesso sto vivendo forse l'esperienza più dura ma più bella e intensa: la periferia della mia città. Che amo in ogni suo angolo, in ogni sua piazza, in ogni odore e sapore sognati per anni.

Vivere e lavorare in posti come Brancaccio a Palermo, o come immagino che sia Scampìa a Napoli, o altri posti duri del sud, ti cambia. Arrivi convinta di sapere molte cose e già il primo giorno hai il meridiano spostato di qualche centimetro. Mi piacerebbe parlare con altri che fanno le stesse esperienze.

Non si vive a Brancaccio con degli stereotipi. Con quelli non vai da nessuna parte. Ci vivi con una parola un pò fuori moda: con amore. Aiuto che ho scritto?

Beh, vi assicuro che in quel modo riesci a starci. Eccome.

Vedi lo squallore, la povertà, l'ignoranza, come anche la ricchezza sospetta, e vedi soprattutto i ragazzi. Allo sbando, piccoli animali allo sbando. Dopo qualche settimana cambia tutto: perchè prevale quello che viene dal dentro, il sentimento. E insieme la rabbia perchè chiunque di noi insegnanti a Brancaccio vorrebbe fare di più, dare di più e non sa mai come. Perchè pensi con convinzione che è da lì che bisogna iniziare per cambiare.

Vien voglia di smuovere le montagne e ti chiedi: da dove comincio?

Come faccio a insegnare l'onestà e il rispetto a ragazzi che non so nemmeno il contesto che trovano tornati a casa? Anzi lo immagino.

Come posso sospendere per venti giorni un "bullo" , se i bulli sono 25 per classe e cioè tutti? se poi il mio compito è tentare di recuperarli, di tenerli in classe? Dove si inceppa il meccanismo?

La Sicilia per me è quella. E' il desiderio di rompere con le diseguaglianze sempre più forti. E' far nascere il desiderio di diventare medico da grande e non parrucchiera alla mia alunna più somara. E' la gioia di sentire le loro domande quando finalmente rompi il muro della diffidenza.

E' l'ansia di riuscire a convincere i miei ragazzi che c'è un futuro. Non ci sono altre Sicilie per me se non si inizia da loro. Dagli ultimi.

E adesso arriva tutto questo marasma elettorale. Eppure....
Sarà davvero dura eppure sono intimamente contenta, perché quello che era un sogno, cioè vedere correre insieme Rita Borsellino e Anna Finocchiaro per proporre un diverso progetto per il nostro futuro, beh, quel sogno, in questi giorni , in queste ore sta prendendo forma e sostanza: è realtà.
Non è una sfida facile per il nostro partito in Sicilia, lo sappiamo. Eppure la domanda è bellissima. Quale Sicilia? Quando mi dicono: “tanto non cambia niente” io rispondo con due nomi, con due testimonianze, con due volti belli e importanti che riempono d’orgoglio perché significano rigore, pulizia, merito. Che significano anche “donne”.
Quale Sicilia? Intanto posso dire quale Sicilia vorrei per me: vorrei che la mia isola fosse quello che è stata una volta, un punto di riferimento per il mediterraneo. Un modello di tolleranza e di cultura come lo era ai tempi del re Ruggero. Vorrei non essere stata via per 12 anni a “cercar fortuna”, a vivere di precariato universitario con enormi difficoltà in giro per l’Italia per poi tornare. In un giorno non lontano vorrei che fossero altri ragazzi a scegliere la mia terra per viverci, perché nel frattempo è diventata di nuovo accogliente: per viverci appunto e non bella soltanto per trascorrerci le vacanze. Un luogo di fermento e di futuro. Devo crederci nel futuro perché io insegno e quando si insegna si è costretti a vivere per il futuro. Sei costretta e vederlo tutti i giorni il futuro negli occhi dei ragazzi, lo costruisci insieme a loro, gli trasferisci i tuoi sogni se ci riesci e li vedi crescere, soffrire, vivere una vita non facile.
Io insegno in due scuole medie, entrambe portano il nome di due persone che mi hanno cambiato la vita, così come l’hanno cambiata a molti palermitani: don pino puglisi e giovanni falcone. Le ho scelte puntando il dito su una lista: questa e questa. Decisa e senza dubbi. Sono in due quartieri definiti “difficili”. E’ un eufemismo. Stare in una classe oggi è già di per sè difficile, stare nella scuola è ancora più difficile, starci là è una trincea. Però è una sfida bellissima. Ti rendi conto, se davvero ci credi, che due sono i mezzi per poter cambiare le cose: la scuola e la politica. Io li sto scegliendo entrambi e mi sento orgogliosa, per me la politica è questo. Cambiare le cose. Sono giorni pieni di fermento e di speranza e voglio crederci che sia una speranza ben riposta. Non sono un’idealista no. A Brancaccio finisci di esserlo, però ti fai venire le forze per dare esempi, per stimolare, per imporre quando è necessario.
Nell’atrio della mia scuola campeggia una frase “se ognuno fa qualcosa” e la vado ripetendo come una litania, in classe ai miei ragazzi difficili, ai colleghi, quando li vedo avviliti, la ripeto nel partito, in un momento come questo che è ancora di costruzione, di assestamento e invece veniamo subito chiamati a un impegno enorme. In Sicilia ci saranno elezioni nazionali, regionali e provinciali. Una realtà complessa difficilmente prevedibile. Non voglio crederci che tutto sia già scritto. Ci sono dei segnali nella mia isola che cominciano a sentirsi forte e a vedersi chiaro come fari nella notte. Io sono tornata attirata da quei fari dopo 12 anni e non posso non crederci. “Se ognuno fa qualcosa...” Vorrei rompere il muro di diffidenza che ci circonda, che circonda la politica. Proprio come faccio con i miei ragazzi. Capire dal profondo le ragioni di quella diffidenza, prendersene carico, è necessario per poter parlare dritto nella testa di chi hai davanti. Sennò si rischia di non dir nulla.
La parola ha potere se ha un significato, che sia chiaro. Infatti cos’è il fanatismo se non l’obbligo di dare un significato univoco ai termini? La parola è un simbolo che ci fa convivere con i nostri simili. E’ una relazione tra chi parla e chi ascolta quando determina in entrambi una direzione verso un unico contenuto. In quel caso aggrega e crea direzioni comuni. Negli ultimi anni la politica tale capacità di pronunciare parole che abbiano un significato reale – e cioè che comportino fatti, azioni- ha creduto bene di perderla per strada. Non si è stati capaci ad un certo punto di creare una relazione con la gente e di convincerla verso una direzione, sia stata essa anche difficile, ma giusta e sana. Gli effetti del buon governo infatti non sono stati appesi nel palazzo pubblico come a Siena, ma si sono persi in un fiume di parole senza significato. Forse bisognerebbe che la politica ricominciasse a esaminare non solo le statistiche ma anche gli stati d’animo, perché è con quelli che si creano le direzioni comuni.
Adesso più che mai in Sicilia è il momento di trasferire significati e motivazioni per scelte importanti e sarà una battaglia di stati d’animo, ve lo posso assicurare, non solo di promesse di scambio. No, non sarà facile, ma..se ognuno fa qualcosa…

martedì 26 febbraio 2008

NON E' UN PAESE PER VECCHI?


Sono giorni che mi ripeto sottovoce una litania. Come quando da ragazzini ripetevamo per strada, mandati da mamma a far la spesa, “100 gr di prosciutto crudo, senza grasso, 100 gr di prosciutto crudo, senza grasso” e poi tornavamo a casa con mezzo chilo di mortadella. "Non devo parlare di politica, non devo parlare di politica…"
Sperando negli Oscar americani, per trovare argomenti “leggeri” ho aspettato fino all’ultimo. Fregata: il danno si è aggiunto alla beffa. Hanno dato tutti i premi possibili a “non è un paese per vecchi”, splendido film, tratto da altrettanto splendido libro. Attori strepitosi, registi strepitosi. No, non è un paese per vecchi. Potrebbe essere lo spot delle politiche 2008. Largo ai giovani, largo ai volti nuovi. Non devo parlare di politica? Ma come si fa?

Non è un paese per vecchi? Considerando che abbiamo la natalità più bassa del mondo è un bell’azzardo. Stanno armando truppe : da un lato da Bagaglino e dall’altro da “garzantina” politicamente corretta. Troppo corretta direi. Liste giovani, volti nuovi, però: se sei maschietto è bene che tu sia bruttino, nerd, disoccupato e operaio, se sei femminuccia va molto il viso d’angelo, caruccia, per carità brutta mai, mai cattiva, mai arrabbiata, buona famiglia, età sotto i 30 anni, 6 – 7 lauree. E poi si procede con il “chi piglio piglio”: industriale, purchè giovane, o venga anche l’anziano, purchè porti una ventata di nuovo. Sia anche donna, ma in rigorosa quota 33%, per carità..sia mai si sfori… Ma è tutto vero? Queste sono le truppe d’assalto, quelle che in genere nelle battaglie cadono per prime. E le retrovie? I comandanti? Quelli rimangono nella tenda a studiar mappe? E quando la guerra sarà finita li rivedremo piantonare i territori? Avanti il nuovo: ma poi chi governa? Per quel che mi riguarda non credo nel nuovo e mi hanno sempre detto che parlo come i vecchi. Mi hanno insegnato a credere nel “meglio”, non nel “nuovo”. Se poi concidono, beh…sarebbe una gran cosa.

C’è che la manna non cade dal cielo, bianca, nuova e immacolata, all’improvviso, durante le transumanze elettorali, ma cresce sugli alberi, coltivata e curata con fatica, giorno per giorno, in boschi secolari.


domenica 24 febbraio 2008

moratoria per gli obesi



A Sua Eccellenza Dr Ban Ki-Moon - Segretario Generale delle Nazioni Unite - Alle Loro Eccellenze primi ministri e capi di stato delle Nazioni Unite – Moratoria per gli obesi.
Nonostante il grado di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nei prossimi anni. Obesità e sovrappeso sono condizioni associate a morte prematura. Alimentazione sbagliata e vita sedentaria figurano tra le cause principali di decessi evitabili in Europa. Il mondo è nella morsa di una pandemia di obesità che minaccia di sopraffare le strutture sanitarie dei vari paesi, con infermità come diabete, malattie cardiache e alcune forme di cancro. Secondo la Fao: “E' un pericolo per l'umanità quanto il riscaldamento globale e le calamità naturali.
I ragazzi della nuova generazione, per la prima volta nella storia, rischiano di avere una vita più breve dei propri genitori. In alcune parti dell'Unione europea l'obesità sarebbe responsabile del 10-13% dei decessi. Alimenta una spesa medica nazionale con percentuali che variano dal 2 all' 8%”. La stessa Commissione Europea ci fa sapere che “in Europa circa 14 milioni di bambini hanno problemi di soprappeso ed oltre 3 milioni sono obesi”.
A sessant’anni dalla proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo desideriamo richiamare i governi a un profondo rispetto dei diritti della persona, il primo tra i quali l’inviolabile diritto alla vita, compresa la propria. L’obeso vìola sistematicamente questo diritto. L’obeso si rende responsabile di un insostenibile peso economico e volumetrico. L’obeso non è libero di essere grasso perché questa libertà attenta alla vita.
Proponiamo dunque una moratoria progressiva per gli obesi attraverso l’obbligo sistematico al movimento e a una dieta sana.